Questo progetto consiste in un museo, che usa gli obelischi come dispositivi della memoria e strumenti di costruzione dello spazio. Sparsi per Venezia e per la  Laguna questi oggetti consistono in una serie di cubi scheletrici modulari, all’interno dei quali vengono stampate, su delle piccole stoffe le immagini che si intende esporre: disegni, progetti, foto.

All’interno troviamo anche una piccola girandola che col vento produce un suono. In questo modo gli obelischi dialogano tra loro con un linguaggio a noi sconosciuto. L’operazione che si vuole compiere con questo intervento è quello di entrare nello spazio oltre che fisicamente, anche con un gesto che diventa vivo nel suo essere luogo performativo. In questo lavoro il progetto architettonico appare quale unico luogo capace di instaurare nello spazio un processo catalizzatore di memorie collettive e individuali aperto all’evento. Uno spazio il suo, dove lo stupore si consuma come memoria, pronto a mostrare processi comunicativi, che possano rendere leggibile il suo instaurarsi nella storia e nello spazio.

Foto Filippo Florian
Foto Filippo Florian

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